Questa volta non ce l’ha fatta il Comandante Hugo Chavez a «risorgere». Il cancro che lo aveva aggredito due anni or sono, lo ha portato alla morte. L’uomo capace di superare mille ostacoli nella sua vita, capace di «risorgere» dopo essere stato deposto con un golpe – quando già immaginava di morire come Che Guevara - orchestrato dai soliti circoli reazionari con sede a Washington; più forte di ogni calunnia, capace di superare anche le serrate padronali che bloccando il paese volevano causare l’implosione del suo governo, si è dovuto arrendere davanti alla malattia. Un male che secondo quanto dichiarato nella giornata di ieri dal vicepresidente Nicolas Maduro – successore designato da Chavez – sarebbe stato inoculato al leader bolivariano, così come avvenne per Yasser Arafat.
«La lucha sigue, Chavez vive!» così hanno risposto i venezuelani – appresa la triste notizia – scesi in massa per le strade, stretti intorno alla figura del loro Comandate deceduto all’età di 58 anni. L’uomo cresciuto con i nonni – perché i genitori insegnati rurali erano troppo poveri – in una capanna fatta di fango e foglie, riuscito a riscattare un intero popolo per troppi anni umiliato e sottomesso ai dettami del tracotante vicino nordamericano. Colui che venuto da un sobborgo venezuelano ha dato un impulso fondamentale al progetto d’integrazione latino americana, nel solco tracciato dal Libertador Bolivar agli albori dell’800, riuscito a prendere per mano il Venezuela distrutto dalla lunga e buia notte neoliberale sino a condurlo a un vero e proprio rinascimento. Dove i protagonisti sono stati quei ceti popolari fino a quel momento esclusi e massacrati da scellerate politiche di macelleria sociale.
Grazie alle nazionalizzazioni, Hugo Chavez, ha finalmente destinato i proventi delle materie prime di cui il paese è ricco – petrolio in primis – alla realizzazione di quelle riforme strutturali che hanno permesso al Venezuela di dare concretezza al progetto di rivoluzione bolivariana e socialista immaginata da Chavez. Il Socialismo del XXI secolo come lo ha egli stesso definito. Percorso tracciato da Chavez su cui si sono immessi i leader socialisti e progressisti come Correa, Morales, Ortega ascesi al potere grazie all’onda d’urto chavista. Una rivoluzione per il subcontinente considerato dagli Stati Uniti d’America come il proprio cortile di casa.
Sul conto di Chavez è stato detto e scritto di tutto: lo hanno definito caudillo, dittatore, drogato, intollerante alle critiche, “loco”, un invasato che avrebbe condotto il Venezuela alla rovina. In realtà invece, il Comandante ha sempre avuto piena legittimità democratica. Vincendo sin dal 1998 tutte le campagne elettorali affrontate, compreso un referendum confermativo. Caso più unico che raro nell’intero panorama mondiale. Tanto che l’ex presidente brasiliano Lula, sentenziò: «Se qualcuno vuole vedere come funziona una vera democrazia, che vada in Venezuela».
Così come ha risollevato le sorti di un paese dilaniato dalle folli politiche imposte da Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. In circa quindici anni di potere chavista si è effettuata una massiccia opera di alfabetizzazione, sconfitta la povertà estrema e ridotto il tasso di povertà del 25% – dati Banca Mondiale – aumentato il reddito pro capite a 12700 dollari, diminuito l’orario lavorativo, innalzato il salario minimo, aumentato l’occupazione, introdotta la sanità universale e gratuita. Insomma le condizioni di vita sono nettamente migliorate, così come l’aspettativa di vita, salita per i venezuelani a 75 anni. Nonostante i dati incontrovertibili, che parlano da soli del successo del socialismo venezuelano di Chavez, nelle ore successive alla sua morte sedicenti esperti pontificano sui danni compiuti dal leader bolivariano che avrebbe rovinato l’economia venezuelana. La realtà l’incalza, li mette con la spalle al muro e dunque costoro sono costretti alla menzogna. I popoli europei attualmente affamati da quelle stesse politiche che avevano ridotto a colonia l’intero Sud America, potrebbero prendere coscienza che esiste un’alternativa di sistema e come i venezuelani guidati da Chavez tornare a far girare la ruota della storia, dopo la lunga e buia notte neoliberale.
Fabrizio Verde