Dante Alighieri predisse il futuro descrivendo il Limbo dell’Inferno nella “Divina Commedia”: L’Agenzia delle Entrate.
L’eterna attesa tra l’ingresso in sede e lo sportello; per poche anime.
di Carlo Colella
Il Racconto di Dante narra questo suo viaggio, che prima di entrare nell’Inferno vero e proprio, si trova nel Limbo (il primo cerchio) con una fila lunghissima di anime con volto pensieroso, disperato, basito, dinanzi al fiume Acheronte, aspettando il traghettatore (Caronte) per essere portati dall’altra parte del fiume.
Così all’ Agenzia delle Entrate trovai questa fila di persone che speravano di essere portati all’interno della struttura, avvisati da un addetto ai lavori (Caronte), spesso senza l’ausilio di un numero per l’identificazione del proprio turno.
Arrivo alle 07:30 fuori all’ingresso e, già di buon ora, c’e una calca di persone pronte a trascrivere su di un misero foglio di carta il proprio nome e cognome che, successivamente, servirà ad avere accesso alla vera e propria “prenotazione” per gli sportelli delle operazioni.
Improvvisamente arriva il nostro traghettatore, le anime presenti in delirio, dopo ore di attesa, cercano disperatamente di salire sulla “barca” e farsi trasportare all’interno della struttura, chiedendo informazioni e tempi d’attesa con risposte spesso semplici e poco esaustive .
Anche io riesco a chiedergli quando la “traghettata” avrà inizio e avere la nostra destinazione, più o meno é la stessa per tutti che attendono il loro turno al fine di poter usufruire di un servizio “sano” e che faccia bene a tutto il popolo italiano (come ci ricordano i nostri politici).
Sono una giovane anima che, per comunicare il cambio dell’indirizzo civico, potendo ricevere la tessera sanitaria, sta aspettando ancora di essere preso a bordo dell’imbarcazione e portato a destinazione, facendo una riflessione ai quattro sensi che Dante stesso diede alla vicenda facendo la predizione.
Il senso Letterale di questo disservizio è l’esperienza raccontata; quello Allegorico richiama ogni singola persona che, non sapendo cosa fare si ritrova allo sbaraglio ma, in futuro, si spera in una “buona guida” per essere indirizzati sulla retta via; il senso Morale, invece, e’ un vero e proprio richiamo alle istituzioni per far fronte a questo problema e rendersi conto che e’ più facile essere menefreghisti ma più difficile rimediare in futuro; l’ultimo senso e’ quello Anagogico, forse quello che accomuna tutti, indistintamente, perché se tutti decidessimo di far fronte a questo oblio, insieme alle autorità competenti, potremmo arrivare ad una soluzione sicuramente conveniente per tutti.
Carlo Colella